mercoledì 3 luglio 2019

"I'M SEARCHING FOR MY DAILY FOOD" #incontrichecambiano

Rieccoci amici del blog! 

Questa sera vi voglio proporre un piccolo racconto che ho scritto l'11 luglio 2017, ormai due anni fa, dopo aver avuto un incontro davvero inaspettato! Come ogni anno in questo periodo sto vivendo l'esperienza del CRE (Centro Ricreativo Estivo), che in molte diocesi italiane è la proposta estiva rivolta ai giovani e ai piccoli. Due anni fa narravo su Instagram questo stranissimo incontro che ancora porto nel cuore... vi confesso che rileggerlo oggi mi emoziona! 
Vi lascio il testo, senza modifiche nè aggiunte... buona lettura!

Incontri inaspettati, ma proprio tanto. Il CRE anche oggi è finito, giornata piena e soprattutto stancante a causa dei bambini che corrono ovunque e io come un disperato che provo a corrergli dietro. Risultato? Non ho più voce. Dunque voglio solo andare a casa, ma domani c'è la gita... devo prima procurarmi le cibarie necessarie! Corro di corsa al Carrefour, scendo dalla bici (sto per legarla) ed ecco che un giovane ragazzo africano si avvicina e si siede accanto alla mia bici. Sembra uno di quei tanti giovani che durante l'anno vedo andare in università... ma lui è diverso. Lo ammetto, inizio a preoccuparmi. Il primo pensiero è stato: "Ora vado e questo mi fotte la bici". Mentre penso ciò lui accenna: "Any problem?" "Cosa fai qui?" rispondo. "Io no capisco". Allora ripeto la domanda, in inglese. La risposta mi arriva come una freccia che fa male. "I'm searching for my daily food" .Sono confuso. Non mi aspettavo sicuramente una risposta del genere. O forse il suo "pane quotidiano" è la mia bici? 
Dentro di me nascono due pensieri contrastanti, e il risultato sono io che mi dirigo verso l'entrata voltandomi a guardare il sospettato. Sta seduto, è tranquillo. Io un po' meno. Corro (letteralmente) dentro il negozio, inizio a prendere ciò che mi serve, cercando di non dimenticare nulla. Inizio a innervosirmi alla fila per il bancone, sono agitato e gli altri clienti lo vedono. Anche i dipendenti si accorgono della mia agitazione: io mi faccio servire e intanto corro per le corsie per finire prima. Faccio una spesa velocissima, ma prendo più di quello che mi serve, come del pane, del formaggio e una bottiglia d'acqua.
Alla coda per la cassa mi accorgo che la cassiera non ha monete: deve farsi cambiare il 50 dalla collega, che ovviamente fa con calma. La rabbia sale... "Muovetevi cazzo!" è quello che penso... Alla fine pago con il bancomat per evitare resto, corro fuori... Trovo la mia bici, ma soprattutto lui è ancora lì, seduto.
"Are you hungry?" "Yes" "I bought something for you" "Thanks". Gli do ciò che ho preso per lui, gli chiedo il nome e il paese. "John, from Nigeria". Mi fa notare che parlo bene inglese... strano, è il primo.
Sento che il suo accento inglese è profondamente diverso da quello "originale", e questo mi aiuta un po', mi è più familiare. Ancora qualche parola, qualche sguardo, qualche sorriso... "How do you live?" Sono curioso... è qua neanche da un anno ed è solo. Dice che ha amici che gli danno soldi e ospitalità, è fortunato. Non è costretto a rubare per vivere. Poi lo saluto, ho tante cose da fare e sono stanchissimo, ma non me ne accorgo più. Anche perché sono appena arrivato a casa e non ho ancora toccato la doccia. Volevo condividere questo incontro stupendo. Spero di rivederti, caro John, e magari davanti a me in fila alla cassa. 

Nonostante la giornata piena di incontri, sorrisi, gioie... mi sembra di essere fermo nel tempo, perché un incontro del genere ti cambia, ti tocca. La domanda è spontanea: come si fa a restare indifferenti? Proprio non me lo spiego... Good luck John, buona vita.

1 commento:

TUTTI GLI ALTRI POST!

POST DA NON PERDERE!

AGGIORNAMENTO IMPORTANTE!

C arissimi!  Sono contento di potervi dare una bella notizia: questo blog si amplia e di trasferisce qui   https://booksshow.video.blog/  !...